unità
di misura
conversioni equivalenze
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numerazione
Per
numerazione s'intende un insieme di regole per enunciare e
scrivere i numeri. Quando in tempi e luoghi diversi i numeri
fecero la loro comparsa, si affacciò l'esigenza di un sistema
che permettesse di indicarli, a voce e per iscritto, impiegando
poche parole e pochi segni fondamentali. Ogni popolo escogitò
un proprio sistema di numerazione parlato e scritto, nel corso
della storia molti furono i sistemi che si affermarono e poi
scomparvero. Ancora oggi permangono diversi sistemi, ma il
più diffuso nel mondo è il sistema della numerazione decimale.
La base:
Ogni sistema si differenzia dagli altri per la base, la numerazione
più usata è quella a base 10. Nel più antico sistema di numerazione
la base era 5, perché 5 sono le dita della mano. I numeri,
per iscritto, si indicavano con dei puntini o delle lineette
impresse su tavolette d'argilla o papiri. La numerazione romana
era a base 5 e 10. Questi due numeri si indicano con i segni
V e X e le singole unità, indicate con il segno I, si intendevano
aggiunte o sottratte secondo che fossero poste alla loro destra
o sinistra.
I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII
Se definiamo come unità di 1° ordine quelle indicate dai numeri
minori della base,la base stessa è una unità di 2° ordine.
Gli antichi consideravano anche unità di ordine superiore
e le indicavano con segni speciali. I Romani, per esempio
incavano con le lettere L, C, D, M, i gruppi superiori a 50,
100, 500, 1000 unità. |
numerazioni
additive e principio di posizione
Le
antiche numerazioni di definiscono additive perché per leggere
i numeri scritti in quei sistemi occorreva sommare i valori
di tutti i segni con i quali erano rappresentati. Per esempio
nella num. romana il numero 673 è rappresentato dai simboli
DCLXXIII e cioè 500+100+50+10+10+1+1+1=673.
Tale scrittura additiva dei numeri rendeva però complessa
l'esecuzione delle operazioni aritmetiche, per cui col tempo
si andò affermando il principio di posizione. Cosicché per
eseguire i conteggi si tracciavano delle righe per terra e
fra una riga e l'altra si collocavano delle pietruzze che
costituivano le unità contate. Gli spazi compresi tra le righe
corrispondevano ai vari ordini e ciascuna pietruzza valeva
una unità dell'ordine corrispondente allo spazio nel quale
era collocata, sicché il suo valore dipendeva dalla sua posizione
rispetto alle righe. In seguito invece di tracciare righe
per terra, si utilizzò un apposito strumento, che i Romani
chiamarono abacus: costituito da una tavoletta
di legno o terracotta con delle scanalature parallele nelle
quali si disponevano le pietruzze, dette calculi,
da cui la parola calcolo per indicare qualsiasi procedimento
operativo. |
numerazione
posizionale
Nel
Medio Evo l'abaco fu semplificato in questo modo: sulla tavoletta
erano incise quattro righe parallele e negli spazi tra esse
si collocavano dei dischetti contrassegnati da nove segni
differenti, le "cifre" per le unità da 1 a 9.
In ogni spazio si collocava un solo dischetto e questo rappresentava
un numero dato dalla cifra indicata dal dischetto stesso ma
di ordine relativo allo spazio in cui il dischetto era collocato.
In seguito quando si cominciò a scrivere sulla carta, si pensò
di fare a meno dell'abaco, lasciando che ogni cifra indicasse
con la sua sola posizione l'ordine delle unità. Per indicare
la mancanza di qualsiasi unità in qualcuno degli spazi dell'abaco
si usò dapprima un semplice puntino e poi finalmente lo zero.
L'invenzione e introduzione dello zero segnò il tramonto delle
numerazioni additive e il sorgere delle numerazioni posizionali.
La num. posizionale con l'utilizzo delle cifre, ci viene dall'India,
dove le prime tracce di tale sistema risalgono al VI sec.
d.C., ma la sua origine è ignota. Dopo l'anno 1000 fece la
sua apparizione in Occidente per opera degli Arabi, la cui
civiltà era più vicina a quella indiana. Nel 1202 l'italiano
Leonardo Pisano, detto Fibonacci, dopo aver appreso durante
i suoi viaggi in Oriente l'aritmetica coltivata dagli Arabi,
la diffuse in Europa con il suo trattato Liber Abaci
(libro dell'arte di fare i conti). Le cifre utilizzate per
la scrittura posizionale dagli Indiani presero forma diversa
secondo i luoghi e i tempi. La loro forma moderna risale al
1300 ca. inoltre vengono definite arabe, ma è incerta la loro
origine. |
numerazione
ROMANA
La numerazione
romana si basa su 7 cifre fondamentali:
I
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V
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X
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L
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C
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D
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M
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1
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5
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10
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50
|
100
|
500
|
1000
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e su 6 gruppi
base:
IV
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IX
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XL
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XC
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CD
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CM
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4
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9
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40
|
90
|
400
|
900
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In
questi gruppi la cifra a sinistra s'intende sottratta a
quella a destra (IV=4=5-1). Tutti gli altri numeri si ottengono
mediante varie combinazioni dei sette simboli fondamentali
e dei sei gruppi base. I gruppi base sono gli unici casi
in cui si indica un numero con una sottrazione, infatti
49 non si scrive con il simbolo IL (50-1), ma si deve scrivere
ordinatamente XLIX (40+9). Più precisamente i numeri romani
si scrivono collocando alla destra di una cifra fondamentale
o di un gruppo base le altre cifre necessarie, in modo che
la somma di tutte le cifre scritte sia uguale al numero
che si vuole indicare.
XCIX = 99
CI = 101
CIV = 104
DXXXVII = 537
DCXL = 640
Alcune
regole particolari:
I primi 3 multipli dei simboli base I, X, C, M, si ottengono
ripetendo i simboli.
Ad esempio XX=20, XXX=30, questi simboli possono essere
ripetuti solo tre volte.
I simboli V, L, D, non si ripetono mai.
Mediante queste regole il numero più alto che si può scrivere
è 3999=MMMCMXCIX (3000+900+90+9) e infatti si è visto che
il simbolo M non si può ripetere più di tre volte e non
c'è nessun simbolo fondamentale superiore a M. Per ovviare
a questo e proseguire la numerazione, i Romani usavano un'accorgimento
particolare, ponendo sopra il simbolo una lineetta ¯
e con questo intendevano moltiplicare per 1000 il valore
dei numeri. Per moltiplicare poi un numero per 100000, oltre
alla linea superiore gli si aggiungevano due linee verticali
|¯| tali da incorniciarlo.
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numerazione
binaria
Uno
dei sistemi di numerazione più usati nell'antichità, è il
sistema binario, cioè a base 2, costituito da sole
due cifre, 0 e 1. In questo sistema i numeri sono ottenuti
sommando i prodotti delle cifre 0 e 1 per le potenze decrescenti
di 2. Ad esempio il numero 9 nel sistema binario viene indicato
dalla sequenza 1 0 0 1 ed è uguale a:
1
x 23
+ 0 x 22
+ 0 x 21
+ 1 x 20
= 8 + 0 + 0 + 1 = 9.
Da
cui mediante le prime quattro potenze di 2: 20=
1; 21=
2; 22=
4; 23=
8, si possono definire i primi 16 numeri.
23
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22
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21
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20
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num.
decimali
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0
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0
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0
|
0
|
0
|
0
|
0
|
0
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1
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1
|
0
|
0
|
1
|
0
|
2
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0
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0
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1
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1
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3
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0
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1
|
0
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0
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4
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0
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1
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0
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1
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5
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0
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1
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1
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0
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6
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0
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1
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1
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1
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7
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1
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0
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0
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0
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8
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1
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0
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0
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1
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9
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1
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0
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1
|
0
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10
|
1
|
0
|
1
|
1
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11
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1
|
1
|
0
|
0
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12
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1
|
1
|
0
|
1
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13
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1
|
1
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1
|
0
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14
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1
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1
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1
|
1
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15
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Tale
sistema si trova alla base dei calcoli eseguiti con i circuiti
elettrici, infatti attribuendo al valore "1" un'impulso
di corrente, e al valore "0" la sua mancanza,
è possibile trasmettere o registrare dei numeri mediante
il sistema binario. Combinando più circuiti elettrici basati
su questo sistema si realizzano i calcolatori (perlomeno
come concetto).
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(ver.
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23.03.08
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